IVAN VICENZI
Opera 1^ classificata
IL PIANTO DELLA CANDELA
Dio conosce il passato,
sa della candela
abbandonata
sull’ultimo letto della notte
tra vestiti stropicciati
e una giacca per cuscino.
Sono rimasto simile a me stesso,
uomo braccato
come
l’aquila libera nel cielo,
tra coscienze chiuse
e stie polverose.
Dove sta la lanterna
della saggezza?
Ho conosciuto l’amore
e
ho pianto
nella carezza mattutina.
MARCO RIGHETTI
Opera 2^ classificata
SOGNANO
Eravamo giorni che non lasciavano orma
un cammino senza memoria
gli anni indugiavano
all’orizzonte, le nostre vite
appostate a ciuffi
tra i banani, acerbi
fluttuavamo onde ai piedi del Teide
e lassù il Dito di Dio 1
a indicarci il faro del tramonto
addormentato tra piume
d’eucalipto per non farci male,
palme sciolte come capelli
al taglio d’aria azzurra,
il tempo non ci apparteneva
scorreva disorientato
deserti gettati
intorno come distese
d’amore che asseta,
un’oasi l’incontro delle labbra
il mattino si apriva
sull’inaspettata vetta del vulcano,
e noi colati corpo su corpo
erratici
in un’eruzione ancora calda:
ci accoccolammo arroccati
sopra bave di nuvole
non potevamo vedere a valle
eravamo fatti solo di noi
quel mattino volato via
leggero come una danza,
a Tenerife.
1= suggestiva roccia che si trova sul vulcano “El Teide” di Tenerife
LEONARDO ZANIN
Opera 3^ classificata
SINESTESI
Quando venivo alla fonte
la tua acqua mi riempiva la bocca,
ed io mi trattenevo a lungo
per confondere le mie morbide labbra
nella tua anima di velluto;
e tu mi rendevi grande e piena
come un calice vivo,
intriso di te,
che incontri e passi,
che passi e scorri
come un limpido fiume.
Ma per paura di perderti,
come un ricordo che sfuma nell’oceano del tempo,
sono fuggita di nascosto
con le mani grondanti d’azzurro,
come un pittore fugge tra i boschi
con la tela tra le mani,
sicuro di aver rapito un grande segreto alla natura.
Ma tu sei la presenza necessaria che circonda,
l’invisibile che pervade
ogni mia profondità immersa nel cosmo.
E forse questo mio corpo
che adesso mi separa dal mondo
è stato anche il velo silenzioso
che accolse la tua ultima notte,
sul quale il raggio della vita
mi ha voluta tua sindone regale.
LEONARDO ONIDA
Opera 4^ classificata ex-aequo
MASCHERANDO
Maschere di creta
modellate con arte delicata
partorite per visi che hanno paura di sorridere,
nella notte degli albori
profumata dall’incenso.
Stride quello sguardo attraversato e attraversante,
penetrato da fessure misurate
scivolando impetuoso lungo note
di colore
come lacrime mai piante che confondono la voce.
Volti che inverdiscono di senso
campi sterminati,
dietro luci soffocate di lampade cinesi
venute a dar chiarore
alle lotte senza sosta,
combattute sul terreno dell’ignoto
da chi cerca di scoprire e di scoprirsi
e chi vuole mascherare.
Questo è l’anno dei due piccoli guerrieri
replicanti,
che si uniscono feroci l’uno sopra l’altro
battagliando con se stessi.
Mondo inanimato
prende posto dentro i cuori
circondato dai sospiri
e bruciato dagli accordi di un violino
senza forma.
CRISTIANO RAVASI
Opera 4^ classificata ex-aequo
LE FREDDE FOLATE...
Le fredde folate di vento
Che investono il corpo tuo nudo
Più spaventarti non fanno, Venere sola,
Che avanzi incurante
Dei tuoi quarant’anni – o già quarantuno?
Che importa, bambina? – Lascia che voli nel vento il tuo tempo,
Irrefrenabile e fino,
Per poi ricucire le vele
A trainare quei mille segreti
Che gli occhi tuoi han voglia di dire!
Ma tacciono, ora.
E poi la notte sovviene sempre improvvisa,
Inseguita da stormi di angosce gracchianti
Del cupo viandante
Che sosta a tenerti la porta al primo dolore
E, forse, poi subito và.
Riappaiono allora fantasmi
Che l’ora più oscura nasconde e depone
Lontano, quando il tuo occhio si chiude
Portando con sé la tua armonica voce e la sua verità.
S’allontana in foresto silenzio
Il solitario viandante,
Per mano alla notte – cantando – Perché il tuo giorno riappaia.
“...O bianche scogliere,
di dove ripone il gabbiano le uova!
O bianche scogliere d’inverno,
sciagura di tanti navigli.
L’odore del vento salmastro
che invade i relitti schiumati
non cerchi invano d’averti…
O bianche scogliere lontane…
Chiamate il mio nome al sole!”
ALESSIO PUSTERLA
Opera 6^ classificata
VERTICALE
Governo i minuti che vivaci lubrificano
il grigio passaggio nuvolare
essi saturano
voragini amniotiche che origine è semplice trovare
in umane cause
opache matematiche costanti
del flusso vitale che senza pause
determina interni lamenti
simili a di lame inserimenti.
In superficie
emergono reazioni violente
e nell’incosciente
dipingo potenziale cura senza cornice
poiché
nulla v‘è
a cui dare valore.
Governo i minuti nelle ore
non ho però evitato:
Depressione
mi ha prevedibilmente accoltellato
crollo verticalmente senza sospensione
non c‘è aria, asmatico inizio a perdere
gocce di volontà lucidità passionalità
equilibrio baricentro e barriere
tutto mi intacca mi inquina con avidità.
Governo solo quest’altra assunzione
di farmacologico rimedio
Lacrimante ma coerente invidio
la divina condizione
di chi gode
Immensamente gode
Inconsciamente gode
di Vivere
Quotidianamente
Semplicemente
Vivere.
DIEGO PAVAN
Opera 7^ classificata ex-aequo
NUOVAVITA
Ora
foce intendi d’essere
e creazione
Ora
delta largo
ed ultima dimora
Sia respirazionela mia prora
Vedi
vita nuova aprire
d’ali in dono
Vedi
finalmente in un respiro
scelta e lode
Cielo nato buono
in te s’implode
Saiche le parole
non han soglia
Sai
che davvero non è inverno
dentro al frutto
e non c‘è guglia
nel mio tutto
quando è infine
il solo nascere
d’un sogno il fine
FRANCESCO SASSETTO
Opera 7^ classificata ex-aequo
FINO ALL’ULTIMO PONTE
(a mia madre)
Sono ancora di sole i tuoi occhi
nelle foto di ventenne maestrina,
i tuoi occhi donati ai bambini
della campagna di tanti anni fa,
alle piccole mani insicure
a segnare parole sulla grande lavagna.
A me pure bambino hai spiegato
le belle parole che sanno dire le cose
e la carezza e il sorriso
per quelle che non si possono dire.
E ancora adesso quand’esco ormai
uomo nell’alba d’inverno tu guardi
che sia bene coperto e mi dici il cappello
e l’ombrello, se piove.
Ti porterò, madre, fino all’ultimo ponte
che dovrai fare da sola con più pauranelle tue gambe tremanti, quel ponte d’ombra
che attende là in fondo, incrostato
di ruggine antica, bagnato
di nostalgia, che ha visto mille volti
smarriti andar via
e non fare ritorno.
Vorrei sì, vorrei solo saperti un giorno
in qualche posto sereno, ma chissà
che sarà dei miei passi, delle tue mani
segnate, se a te almeno
sarà dato infine d’alzarti ad un nuovo
più lieve volo
per l’amore che qui ti è mancato,
per le lacrime che qui hai pagato.
MARIA ROSA RIDOLFO
Opera 9^ classificata
SOGNANO
Sorrisi di limpidi
Occhi
Foreste incantate
Di caldi infiniti
Abbracci
Giochi di luci e d’acque
Zaffiri di rugiada
Stelle nella buia notte
Per ritrovare la strada
Di casa
Suoni e voci
Rassicuranti
Tra gli echi assordanti
Del nulla devastante
Silenzi di pace
Sognano
I bambini del mondo…
Io sogno d’essere
Un bambino
MIRIAM FALERA
Opera 9^ classificata
Di notte
Voglio sostare in quest’ora di pace
ed ascoltare in silenzio la canzone delle stelle
e delle navi lasciate in secca
nella mia immaginazione.
Voglio poggiare il capo su un cuscino di sogni,
aspettare che un piccolo genio mi si pari dinnanzi
e dal corpetto di velluto blu
estragga il programma della serata.
Voglio udire, nella campagna coperta di nero,
l’ululato lontano del lupo
ed accorgermi, con la lampada accesa,
che è ancora possibile il sonno.
MANUEL SANTINI
Opera 11^ classificata
JOHN LENNON
Immagina due parole che camminano
che si tengono per mano,
immagina le ombre che farebbero sul foglio
e in un abbraccio si crea la frase.
Immagina un colore, basta quello,
brillante e lucente per riempire uno spazio,
per riempire un paese,
per riempire un agosto.
Immagina quella gente che balla
coi vestiti sgargianti piegati in mille onde,
immagina una sera
quando sfuma un orizzonte.
Immagina il respiro
nel freddo metallico di un inverno,
immagina “Guernica” di Picasso.
Suonano le campane,
come se fosse vita
l’aria che brontola e tuona,
che ti avvisa che altrove
è iniziata la stessa guerra.
Immagina comunque, immagina per sempre
ma immagina un altro mondo
per descrivere le nuvole
perché quelle che vedi sono fumi di cannone:
immagina una canzone…
VERONICA SPEDICATO
Opera 12^ classificata
UNA
Una masnada
di strade piovose
in queste malinconie raccolte
di carne e sangue.
L’ansia del tempo
che non passa
che si ferma su di me
e mi trasuda
un male invisibile
logorio tumorale costante.
Un ciuffo di capelli.